Ernia del disco lombare

L’ernia del disco è una patologia molto più comune di quanto si pensi, essa è considerata come la fuoriuscita di materiale polposo del disco intervertebrale in seguito alla rottura delle fibre dell’anello fibroso(che costituisce la capsula esterna del disco).

Molte persone potrebbero avere una ernia discale e non saperlo, infatti molte ernie sono asintomatiche, cioè non provocano dolore; ciò significa che il dolore è causato principalmente dallo stress meccanico che l’ernia subisce piuttosto che dall’ernia in sè.

Cause

-Scarsa mobilità vertebrale

-Rigidità muscolare

-Obesità

-Alterazioni Posturali

 Sintomi

Dolore alla schiena che può irradiarsi dietro la natica proseguire posteriormente alla coscia alla gamba e giungere sotto la pianta del piede o sul dorso piede, a cui sono associati disturbi sensitivi come: formicolii, sensazione di debolezza e addormentamento dell’arto.

Trattamento 

Bisogna in prima fase eliminare l’infiammazione locale grazie ad un’appropriata terapia farmacologica(talvolta inefficace), coadiuvata ad un trattamento antinfiammatorio locale con laser ad alta potenza, e, contestualmente, grazie ad un corretto approccio posturale, eliminare l’eccessivo sovraccarico meccanico che agisce a livello del disco intervertebrale.

La Sindrome femoro-rotulea

Se accusi un dolore anteriore al ginocchio potrebbe trattarsi probabilmente di una condizione chiamata sindrome femoro-rotulea.

Il ginocchio, anteriormente, è costituito da un osso sesamoide chiamato rotula. Quest’osso, durante i movimenti di flessione ed estensione del ginocchio, deve scorrere correttamente sulla superficie articolare del femore ,composta da cartilagine articolare.

Quando la rotula per motivi posturali si trova a non rispettare questo binario articolare ben delineato, strofinerà sulla superficie articolare del femore, creando usura della cartilagine ed innescando un processo infiammatorio .

Cause
-Valgismo o varismo di ginocchio

-Retrazione della catena miofasciale anteriore e/o posteriore

Perdità di mobilità della rotula per cause postarli e microtraumatiche

Sintomi

Il sintomo che contraddistingue questa sindrome è il dolore anteriore del ginocchio, in particolare appena in sede inferiore rispetto alla rotula

Il dolore può irradiarsi verso la tibia e/o quadricipite qualche volta associato a gonfiore anteriore dell’articolazione 

Il dolore si presenta soprattutto quando ci si alza dalla sedia ,dopo che si è seduti per un po’ di tempo,perché la rotula a ginocchio flesso, risulta essere compressa contro la superficie articolare del femore; più dura a lungo lo stimolo compressivo tanto più il dolore è forte quando si stende il ginocchio.

Trattamento 

Ci sono alcuni esercizi che permettono di decomprimere la rotula rispetto alla superficie articolare femorale permettendo la rotula di scorrere su un corretto binario articolare; tuttavia il trattamento va contestualizzato al paziente in base alle alterazioni posturali e di mobilità della singola persona

Spina calcaneare, cos’è e come curarla!

È vero che è la spina calcaneare a far male ? 

La spina calcaneare è la deposizione di sali di calcio a livello dell’entesi, zona della fascia plantare che si inserisce sull’osso calcagno.

Quali sono le cause? 

L’osso è coperto da una membrana fibrosa di tessuto connettivo, chiamata periostio. Quando la fascia plantare è estremamente rigida trazionando il periostio, creando i presupposti per la precipitazione dei sali di calcio , i quali riempiono lo spazio creato dal distacco graduale del periostio.

È proprio vero che la spina calcanerare fa male ? 

Sono davvero molto le persone che, effettuando una radiografia scoprono di avere una spina calcaneare, nonostante non abbiano mai avuto dolore sotto al tallone o sotto la fascia plantare. La spina c’è sempre stata, magari anche da molto tempo ma non ha mai fatto male. Perchè questo? Sostanzialmente, è la conseguenza di un eccesso di retrazione della fascia plantare che genera un infiammazione a livello della sua giunzione osteotendinea del calcagno, è proprio questa giunzione osteotendinea che fa male , NON È la spina che da dolore.

Trattamento 

Agire eliminando il pocesso infiammatorio acuto grazie al laser ad alta potenza, combinato ad un approccio miofasciale, finalizzato ad eliminare la retrazione della fascia plantare e della catena muscolare posteriore responsabile dell’infiammazione.

La spina calcaneare e la fascite plantare sono strettamente interconnesse , lo sapevi?

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Fascite plantare e spina calcaneare vittime della stessa causa

La fascite plantare

Dolore causato da un’infiammazione della fascia plantare, cioè tessuto connettivo che dalla base del tallone si estende verso l’avampiede.

Sintomi

Dolore acuto o bruciante a livello del tallone, più intenso al risveglio dopo pausa dall’attività.

Il dolore può diminuire con il movimento e ricominciare dopo lunghi periodi di attività.

Cause

Le cause della fascite plantare sono legate ad un eccessiva sollecitazione a livello dell’inserzione della fascia plantare sul margine anteriore del calcagno, questa sollecitazione genera uno stiramento continuo delle fibre connettivali della fascia causando un infiammazione.

Questa sollecitazione della fascia plantare può essere dovuta a:

-Perdita di mobilità delle articolazioni del piede

-Piede cavo

-Rigidità della catena muscolare posteriore

-Problematiche poturale del piede

Trattamento

La fascite plantare essendo una problematica di natura infiammatoria deve avvalersi di specifiche cure che permettono di eliminare il processo infiammatorio , come:

  1. Laser ad alta potenza
  2. Ghiaccio

Successivamente o contemporanemante alla cure bisogna locale ,attraverso test specifici comprendere la causa di questa retrazione della fascia plantare , affinchè venga eliminato l’eccesso di stiramento della fascia plantare lungo la sua inserzione calcaneare.

Lo sai che la spina calcaneare e la fascite plantare sono strettamente interconnesse?

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Spina calcaneare e fascite plantare , vittime della stessa causa.

Esercizi per una spalla in salute

In caso di dolore alla spalla ci sono alcuni esercizi efficaci e molto semplici da fare, che hanno l’obbiettivo di migliorare la salute e resistenza dei tendini della cuffia dei rotatori, attraverso:

  1. Il rimaneggiamento del tendine usurato e degenerato
  2. Eliminazione dell’infiammazione, diretta conseguenza della degenerazione
  3. Diminuizione del dolore

Bisogna considerare che il metabolismo tendineo è molto lento , quindi questi processi non avvengono nell’arco di pochi giorni. Anche solo 2 esercizi a cui dedicarsi 20 minuti al giorno per almeno 3 volte a settimane con costanza e disciplina per almeno 3 mesi, permette di ottenere una miglioramento della biologia del tendine e quindi diminuzione del dolore

Esercizio di rotazione interna della spalla per il rinforzo dei muscoli rotatori interni e rispettivi tendini

Esercizio di rotazione esterna della spalla per il rinforzo dei muscoli rotatori esterno e rispettivi tendini

Sai perchè la cuffia dei rotatori è soggetta a lesioni ed infiammazioni? clicca qui:

Dolore alla spalla

Il dolore alla spalla è un sintomo che interessa almeno 1 delle 5 articolazioni che costituiscono quest’importante complesso articolare

Le strutture che più frequentemente sono oggetto di dolore ed infiammazione coinvolgono l’articolazione gleno-omerale , in particolare la cuffia dei rotatori, cioè una struttura composta da 4 muscoli e rispettivi tendini, i quali avvolgono la testa omerale e la stabilizzano alla cavità glenoidea (sovraspinato, infraspinato, sottoscapolare, piccolo rotondo).

Sintomi

Quando 1 o più tendini di questi 4 muscoli subiscono un processo infiammatorio o degenerativo insorgono sintomi , come:

-Arco di movimento doloroso dai 60 ai 90 gradi

-Talvolta volte fitte dolorose durante il movimento di ritorno verso la posizione di riposo del braccio

-Presenza di calore e lieve gonfiore quando c’è un forte stato infiammatorio

Tuttavia, in una percentuale dei casi, il dolore va via nell’arco delle 3-4 settimane ,mentre in altri l’infiammazione può cronicizzarsi determinando una degenerazione dei tendini 

Da cosa è causata l’infiammazione e/o degerenazione tendinea?

I tendini sono delle strutture che hanno una determinata resistenza ,quindi capaci di sostenere fino ad un certo livello di carico; pertanto si innescano i processi infiammatori e/ o degenerativi per 2 motivi :

  1. Quando si trovano costretti e sostenere tensioni o carichi eccessivi per le loro capacità 
  2. In seguito ad eventuali conflitti che i tendini possono subire durante i movimenti contro il processo acromiale(impingement sub-acromiale)

Quali sono i 3 motivi per cui i tendini subiscono carichi di lavoro eccessivi e/o un conflitto sub-acromiale?

  1. Debolezza dei 4 muscoli della cuffia dei rotatori: i quali, impedendo un corretto centramento della testa omerale, essa si trova dinamicamente mal posizionata durante i movimenti causando un impingement sub-acromiale.
  2. Scarso allenamento muscolo-tendino della cuffia: cioè i tendini, come per i muscoli, se non allenati diminuiscono le capacità di resistenza al carico quindi saranno suscettibili a lesioni, degenerazioni e infiammazioni.
  3. Errata postura scapolare: una scapola troppo anteriore e depressa facilita la collisione fra i tendini ed il processo acromiale causando l’impingement sub-acromiale, lesione e infiammazione dei tendini

Trattamento

Il trattamento di una tendinopatia,lesione tendinea e/o tendinite di spalla è finalizzato a

  1. Eliminare l’infiammazione grazie alla terapia fisica strumentale e crioterapia
  2. Attenuare lo stress meccanico del tendine attraverso delle tecniche ed esercizi che migliorano la postura e mobilita della scapola, eliminando così il conflitto sub-acromiale
  3. Esercizi di rinforzo della cuffia dei rotatori migliorando le capacità di risposta al carico dei tendini e le capacità di centramento della testa omerale durante i movimenti della spalla.

Per conoscere alcuni esercizi fai da te clicca qui:

Osteopatia ed Epicondilite

Definizione

Osteopatia ed Epicondilite

L’epicondilite o gomito del tennista è una sindrome dolorosa localizzata sulla regione osteo-tendinea esterna del gomito ,causata da infiammazione e/o degenerazione dei tendini estensori del polso e della mano.

Cause

Le cause dell’epicondilite sono riconducibili a ripetuti o eccessivi stress meccanici che danneggiano tendini estensori del carpo. Questa somma di microtraumi , comporta nel tempo  una degenerazione progressiva ed infiammazione della guaina esterna dei tendini estensori ,chiamata Peritenonio.

Quali sono le persone più a rischio?

-Tennisti o giocatori di Padel

-Culturisti

-Pittori

-Camerieri

-Idraulici

-Eccessivo utilizzo del mouse

Sintomi

Dolore sulla regione osteo-tendinea esterna del gomito che può irradiarsi lungo l’avambraccio; Il dolore peggiora con la palpazione del punto dolente e durante ripetuti movimenti di prono-supinazione e/o flesso estensione del polso e gomito.

Trattamento e cura

Essendo il tendine una struttura poco vascolarizzata , il tentativo di curare questa patologie con un intervento di tipo farmacologico non reca alcun beneficio.

Le raccomandazioni terapeutiche sono:

-Ghiaccio 3 o più volte al giorno

-Laser ad alta potenza

-Onde d’urto

Ma perché questi approcci sono talvolta inefficaci?

Essendo i tendini una zona di ancoraggio osseo delle catene miofasciali , quando esse diventano rigide (in seguito a movimenti ripetuti), i tendini subiscono un eccesso di stiramento.

Quindi è essenziale detendere ed allungare  le catene miofasciali che continuamente mettono continuamente sotto stress meccanico i tendini estensori, grazie a:

1)Tecniche decontratturanti

2)Allungamenti miofasciali

3)Esercizio posturali

Artrosi, una cura efficace

L’artrosi, è una patologia articolare degenerativa che colpisce le articolazioni del corpo umano; può interessare diverse articolazioni come ginocchia le anche, le mani e la colonna vertebrale.

Cosa pensano i pazienti quando leggono un esame strumentale che riporta artrosi?

La maggior parte dei miei pazienti è spaventata e rassegnata quando viene a conoscenza che una o più articolazioni presenta artrosi, perché viene associata per lo più agli interventi di protesi (anca, ginocchio, spalla ecc…).

Dobbiamo davvero spaventarci quando leggiamo artrosi su un referto?

L’artrosi è davvero molto diffusa all’interno della popolazione il più delle volte in maniera completamente asintomatica.La gravità dell’artrosi non è correlata alla gravità dei sintomi; cioè è possibile che un’artrosi grave può essere meno sintomatica di una condizione artrosica anche di lievissima entità. Questo perchè il dolore è legato fondamentalmente al sovraccarico articolare anzichè che al naturale processo di invecchiamento dell’articolazione.

Cause dell’artrosi

Il sovraccarico meccanico può essere un fattore importante nello sviluppo dell’artrosi. Le articolazioni sono progettate per sopportare un certo livello di carico e stress, ma se questo carico supera la capacità di tolleranza dell’articolazione, danneggiando la cartilagine articolare ed innescando una risposta infiammatoria dell’articolazione

Sintomi.

I sintomi più comuni di artrosi sono:

1.         Rigidità dell’articolazione interessata (al risveglio)

2.         Dolore dell’articolazione,

3.         Dolore nelle zone adiacenti all’articolazione

4.         Dolore che si accentua quando si sta per molto tempo fermi.

Trattamento

Abbiamo già visto come i microtraumi provocati dal sovraccarico meccanico possono innescare un processo artrosico.

Risulta fondamentale il ruolo del fisioterapista/osteopata agire su 2 fronti :

1)Riequilibrare ed attenuare le forze meccaniche che agiscono sull’articolazione attraverso un analisi e trattamento biomeccanico-posturale

2)Stimolare la matrice cartilaginea grazie alla fotobiomodulazione anabolica ad alta potenza , combinata con integratori alimentare a base di glucosammina e condroitina(Fig 1 e 2)

Davvero bisogna spaventarsi quando si legge artrosi su un referto strumentale? La risposta è no, è opportuno prevenire l’accumulo di microtraumi attraverso un programma su misura per il paziente prima che la chirurgia diventi l’unica soluzione percorribile

Cos’è l’Artrite Reumatoide?

Cos’è l’Artrite Reumatoide?

L’artrite reumatoide (artrite reumatoide) è una malattia cronica che provoca dolore, tumefazione e rigidità articolare con limitazione del range del movimento e della funzione delle articolazioni interessate. Sebbene l’articolazione sia la parte dell’organismo più coinvolta, l’infiammazione può svilupparsi anche in organi interni (come polmoni, reni, cuore, sistema nervoso, vasi sanguigni, occhi).

La rigidità osservata quando la malattia è in fase attiva è più intensa la mattina al risveglio e può durare da una a più ore estendendosi, nei casi più severi, all’intera giornata. La durata della rigidità è molto importante perché differenzia l’artrite reumatoide da altre artropatie, come ad esempio, l’osteoartrosi in cui la rigidità mattutina è di circa 10-20 minuti.

Le articolazioni più frequentemente coinvolte sono quelle piccole delle dita delle mani, i polsi, i piedi, le ginocchia e le caviglie; più raro è il coinvolgimento di anche, spalle, gomiti e rachide. L’interessamento abitualmente è di solito simmetrico: se è coinvolto il polso destro spesso è colpito anche il polso sinistro.

Il paziente, inoltre, può riferire dei sintomi noti come “extra-articolari” e che possono essere indicativi di un coinvolgimento sistemico della malattia; fra questi ci sono: stanchezza, malessere generale, perdita di peso, indolenzimento muscolare (mialgie), febbre, secchezza degli occhi e della bocca (condizione nota come sindrome di Sjogren secondaria all’artrite reumatoide), riscontro di anemia, infiammazione dei tendini, presenza di piccole nodosità dolenti note come “noduli reumatoidi” che compaiono comunemente sotto la cute dei gomiti e degli avambracci.

Qual è la causa dell’Artrite Reumatoide?

Sebbene la causa della malattia sia ancora ignota, i dati delle più recenti ricerche in campo scientifico evidenziano alcuni fattori che sono importanti nell’attivazione e nel mantenimento dell’infiammazione. L’organo bersaglio principale dell’infiammazione è la membrana sinoviale, costituita da cellule che rivestono l’articolazione: tale membrana produce liquido sinoviale necessario per la lubrificazione e il nutrimento della cartilagine articolare. Le sostanze ad azione pro-infiammatoria rilasciate dalle cellule immunitarie determinano il gonfiore e il successivo danno della cartilagine e dell’osso presenti all’interno dell’articolazione.

Chi può essere affetto da Artrite Reumatoide?

L’artrite reumatoide è la forma più comune di artrite infiammatoria che interessa circa lo 0.5% della popolazione adulta, circa 4000 pazienti nell’area metropolitana di Bologna. È più frequente nei soggetti di sesso femminile tra la quarta e la sesta decade di vita, comunque può interessare qualsiasi fascia di età.

Qual è l’esordio e la progressione della malattia?

In molti casi i sintomi compaiono gradualmente (nel corso di settimane o mesi); di solito il paziente avverte al mattino una rigidità nei movimenti delle mani, o comunque delle articolazioni interessate, che migliora nel corso della giornata. Questo disturbo inizialmente può essere periodico per poi diventare persistente e associarsi a dolore e gonfiore delle articolazioni. La maggior parte dei pazienti con artrite reumatoide presenta dei periodi acuti alternati a periodi di relativo benessere; la disabilità che ne deriva è secondaria al danno articolare che si sviluppa nel tempo e che è secondario all’infiammazione. 

Come viene diagnosticata l’Artrite Reumatoide?

L’artrite reumatoide può essere difficile da diagnosticare all’esordio poiché può iniziare gradualmente con scarsi sintomi e diverse malattie, specialmente all’esordio, possono avere un comportamento simile. Per questo motivo i pazienti con sospetto di artrite reumatoide dovrebbero essere valutati da un reumatologo per la conferma diagnostica e per la somministrazione di una corretta terapia.

La diagnosi di artrite reumatoide si pone in base ai sintomi riferiti dal paziente e ai segni osservati durante la visita medica, come ad esempio il calore, la tumefazione e la dolorabilità articolare. Gli esami di laboratorio a volte possono essere di aiuto per la conferma diagnostica (presenza di anemia, positività del fattore reumatoide – un anticorpo riscontrato nell’80% dei pazienti con artrite reumatoide, o degli anticorpi anti-citrullina (anti-CCP) che hanno una specificità del 98% per l’artrite reumatoide; aumento della velocità di eritrosedimentazione – VES, e/o della proteina C reattiva.

La radiografia può essere molto utile nella diagnosi ma non evidenzia alcuna anomalia nelle prime fasi della malattia (3-6 mesi). Sempre più rilevante appare, invece, l’uso dell’ecografia articolare, molto più sensibile rispetto alla radiografia tradizionale (soprattutto nella fase iniziale) e più economica rispetto alla risonanza magnetica, nel documentare l’ipertrofia della membrana sinoviale e l’intensità dell’infiammazione articolare e peri-articolare.

È importante ricordare che per la maggior parte dei pazienti (specialmente coloro che presentano i sintomi da meno di 6 mesi) non esiste un test specifico che confermi la diagnosi di artrite reumatoide ma la diagnosi si pone attraverso una valutazione specialistica dei sintomi e soprattutto dei segni clinici.

Qual è la terapia dell’Artrite Reumatoide?

La terapia dell’artrite reumatoide è migliorata enormemente negli ultimi 25 anni offrendo ai pazienti un soddisfacente controllo dei sintomi e la possibilità di conservare i normali ritmi della routine quotidiana (attività lavorativa, faccende domestiche, hobbies, etc…).

Dal momento che non esiste una cura definitiva, obiettivo dei trattamenti è quello di ridurre i sintomi del paziente e migliorare la disabilità attraverso una terapia medica appropriata e iniziata il più rapidamente possibile, prima che le articolazioni interessate dall’infiammazione vengano danneggiate in modo permanente.

Non esiste un singolo farmaco efficace per tutti i pazienti e spesso molti di essi devono ricorrere a diverse modifiche terapeutiche nel corso della loro malattia. Il trattamento ideale richiede una diagnosi precoce, quando la malattia è in fase iniziale (< 6 mesi), ed un trattamento aggressivo. Per ridurre rapidamente l’infiammazione articolare e l’intensità dei sintomi la terapia di prima linea si avvale dei farmaci antinfiammatori non steroidei (cosiddetti FANS), come ibuprofene, naprossene, diclofenac, ketoprofene e i più recenti COX2-inibitori (celecoxib, etoricoxib). Inoltre, i corticosteroidi come il prednisone possono essere somministrati per bocca o per via intrarticolare.

Tuttavia, i pazienti con tumefazione articolare persistente non rispondono alla sola terapia con FANS e corticosteroidi, per cui solitamente iniziano il trattamento con i farmaci anti-reumatici modificanti il decorso della malattia (i cosiddetti DMARDs). Questi farmaci migliorano notevolmente i sintomi, la funzionalità articolare e la qualità di vita della maggior parte dei pazienti con artrite reumatoide.

I DMARDs utilizzati sono: il metotrexate (Methotrexate, Reumaflex), la leflunomide (Arava), gli antimalarici (Plaquenil, Clorochina), ciclosporina (Sandimmun), la sulfasalazina (Salazopyrin En). Negli ultimi anni il trattamento delle artropatie infiammatorie si avvale dell’uso di farmaci, noti come modificatori della risposta biologica o “agenti biotecnologici”, che agiscono specificatamente su alcune molecole prodotte da cellule del sistema immunitario e che determinano l’infiammazione e il danno articolare e degli organi eventualmente coinvolti.

Questi farmaci rallentano la progressione della malattia e vengono somministrati al fallimento delle terapie convenzionali. I trattamenti approvati dalle più importanti agenzie del farmaco sono: infliximab (Remicade), l’adalimumab (Humira), etanercept (Enbrel), anakinra (Kineret), abatacept (Orencia), rituximab (Mabthera), tocilizumab (Ro-Actemra), golimumab (Simponi), certolizumab (Cimzia). Da poco tempo è stato approvato anche l’uso dei farmaci biosimilari, medicinali biologici autorizzati dall’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency – EMA) simili per qualità, efficacia e sicurezza al prodotto biologico di riferimento. La disponibilità dei prodotti biosimilari rappresenta un fattore importante per il mantenimento della sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale. In alcuni casi questi farmaci sono somministrati da soli, cioè senza associazione con altri farmaci immunosoppressori, ma nella maggior parte dei casi, per una maggior efficacia, sono somministrati contemporaneamente al metotrexate. Prima di iniziare il trattamento con i farmaci biologici è importante escludere la presenza di malattie infettive latenti o pregresse, come la tubercolosi o le infezioni da virus dell’epatite o HIV, o neoplasie.

Il trattamento ideale richiede, comunque, un approccio multispecialistico con la collaborazione tra medici reumatologi, medici di medicina generale, ortopedici, fisiatri (sia per la terapia fisica che occupazionale), psicologi.

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